Il film tratto da questo romanzo, con i giganteschi Anthony Hopkins ed Emma Thompson, è nella mia top ten da sempre (ho una classifica praticamente per tutto…). Devo dire che il libro è assolutamente all’altezza, anzi non avrei potuto aspettarmi di più. E’ stata una lettura intensa, struggente. Mi sono accomodato accanto al protagonista-maggiordomo, durante il suo primo breve viaggio di piacere dopo decenni passati al servizio di un lord inglese caduto in disgrazia. E’ la storia di una vita inespressa alla ricerca di una fantomatica “dignità” lavorativa che rappresenterebbe la massima aspirazione per qualunque uomo fuori dalla ristretta cerchia dei grandi signori che fanno ruotare la terra. Stevens, il maggiordomo, si immerge nei ricordi degli anni d’oro vissuti nella reggia di Darlington Hall accanto alla governante, la signora Kenton, segretamente innamorata di lui, con la quale ha condiviso un lungo periodo. Lui, tormentato dalla sacralità della sua professione (ogni giorno, ad esempio, si esercita per snaturarsi e rispondere con l’ironia che non gli appartiene alle battute di spirito del nuovo padrone di casa), non ha mai lasciato spazio ai sentimenti e ora, alle soglie della vecchiaia, si rende conto che non c’è tempo per rimpianti e ripensamenti e che l’unica cosa da fare è impegnarsi a vivere a fondo, nell’unico modo che gli è proprio, quel che resta dei suoi anni. Più che un libro, una lezione di vita.
“E forse allora vi è del buono nel consiglio secondo il quale io dovrei smettere di ripensare tanto al passato, dovrei assumere un punto di vista più positivo e cercare di trarre il meglio da quel rimane della mia giornata. Dopotutto che cosa mai c’è da guadagnare nel guardarsi continuamente alle spalle e a prendercela con con noi stessi se le nostre vite non sono state proprio quelle che avremmo desiderato?”